mercoledì 26 gennaio 2011

Centonovesimo Capitolo

"E dalle tenebre vennero le mani che si allungarono sulla natura e forgiarono gli uomini."
Lord Alfred Tennyson

Le nostre vite sono meccanismi indisciplinati, ingranaggi dentati che si azzannano tra loro.
Sono senza senso ma combaciano tra la follia dei giorni.
Le nostre vite sono fili che si intrecciano, si toccano, fanno contatto e scatenano una scintilla.
Solitaria, abbagliante, fugace.
Nelle nostre vite non c'è spazio per un "Ti amo", non c'è mai tempo per il tempo ben speso.
Le nostre vite scorrono tra dipendenze e doglie e maschere e pianti.
Nele nostre vite inseguiamo sogni non nostri che ci lasciano vetri infranti e delusioni laceranti.
Le nostre vite ci masticano le ossa e ciò che ci rimane è il dolore e il portacenere pieno.
Nelle nostre maledette vite regna il caos, entropia ordinata dall'evoluzione, da Dio o dal tempo.
E' la dicotomia tra ordine e disordine.
Se l'anagramma di caos è il caso, l'anagramma di vita ha il sapore della morte.
Per chi si è fatalmente trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Per chi, in questo posto, ci ha vissuto tutta la vita.

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