sabato 22 novembre 2008

Sessantatreesimo Capitolo

"Colui che si accosta al tempio delle muse privo di ispirazione, illudendosi che le doti di artigiano possano bastare, resterà per sempre un improvvisatore, e i suoi versi arroganti verranno oscurati dal canto dei folli."
Platone

Il fatto è che passiamo la vita a cercare di esprimerci al meglio, ma senza avere niente da dire. Il vuoto. Vorremmo che la creatività fosse un sistema di causa ed effetto. Vorremmo risultati. Un prodotto vendibile. Vorremmo che alla dedizione e alla disciplina corrispondessero pari riconoscimenti e gratificazioni. Ci sciroppiamo la routine della scuola, dell' accademia, il nostro corsettino di diploma delle belle arti e ci esercitiamo, ci esercitiamo, ci esercitiamo. Poi con tutto il nostro eccellente bagaglio tecnico, i nostri anni passati nella teoria in quel momento esatto ci rendiamo conto di non avere niente da documentare. Il nulla. Oblio.
E niente ci fa più incazzare di quando un tossico marcio, nullafacente e nullatenente, un fancazzista, un pervertito, uno psicotico con delirio erotomane sforna un fottuto capolavoro.
Così, per caso.
Chi siamo noi nel quadro?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

è tutto una mera questione di punti di vista...

Anonimo ha detto...

Non rimane nulla se non ti accontenti di quello che hai...rimane alle persone semplici accanto a te...una carezza un sorriso, un dolce gesto, questo rimane e non lo cancella nemmeno lo spauracchio oblio...