lunedì 28 gennaio 2008

Diciottesimo capitolo

MI PIACI SILENZIOSA

Mi piaci silenziosa, perché sei come assente
mi senti da lontano e la mia voce non ti tocca.
Par quasi che i tuoi occhi siano volati via
ed è come se un bacio ti chiudesse la bocca.

Tutte le cose sono colme della mia anima
e tu da loro emergi, colma d'anima mia.
Farfalla di sogno, assomigli alla mia anima
ed assomigli alla parola malinconia.

Mi piaci silenziosa, quando sembri distante.
E sembri lamentarti, tubante farfalla.
E mi senti da lontano e la mia voce non ti arriva:
lascia che il tuo silenzio sia il mio silenzio stesso.

Lascia che il tuo silenzio sia anche il mio parlarti,
lucido come fiamma, semplice come anello.
Tu sei come la notte, taciturna e stellata.
Di stella è il tuo silenzio, così lontano e semplice.

Mi piaci silenziosa perché sei come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Basta allora un sorriso, una parola basta.
E sono lieto, lieto che questo non sia vero.

P. Neruda

Diciassettesimo capitolo

"Bada di non perdere la sostanza quando cerchi di afferrare l'ombra"
Esopo

Non tutto di noi morirà.
Ma cosa lasceremo su questa terra, oltre a cenere e dolore? Come potremmo riempire di noi il respiro del domani degli altri?
La soluzione è solo una: l'arte. Di ogni genere, di ogni tipo. In qualunque forma, di qualunque esperienza. E dalla spuma del mare nascerà, bellissima, l' ispirazione. Che siate poeti o pittori, fotografi o scultori, musicisti o giullari.
L'ispirazione.
Sarebbe bello poter osservare, per un niente, l'istante dell'ispirazione. Lì, immobile, fugace ed eterno, perfetto. E poter assistere alla nascita di una Gioconda, di un capitano Achab e della sua bianca balena, di una sonata al chiaro di luna. E piangere e ridere e morire. Tutto in un istante.
La grandezza dell'ispirazione, però, non sta tutta nella bellezza dell'opera che lasciamo. Sta nella forza e nella costanza con cui affrontiamo la vita alla ricerca dell'opera perfetta, del nostro simbolo, del nostro cuore. La ricerca di noi stessi e della felicità.
Rimanendo così, immortali.

"E' già l'ora di andar via, io a morire e voi a vivere. Chi di noi vada incontro ad una sorte migliore, a tutti è ignoto, fuorchè a Dio"
Socrate

domenica 27 gennaio 2008

Sedicesimo capitolo

Forse un mattino andando in un'aria di vetro


Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
arida,rivolgendomi vedró compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.

Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andró zitto

tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.

E.Montale

sabato 26 gennaio 2008

Quindicesimo capitolo

"Le religioni sono come le lucciole: per brillare hanno bisogno dell'oscurità."
A.Schopenhauer

Si può credere in Dio e non nella chiesa intesa più come istituzione che come comunità? Si può credere in Dio e non nel suo contorno?
Si può pensare che sia Giuda e non Pietro il più fedele, e che il bacio fosse il più grande gesto d'amore e non un tradimento? Si può lottare contro l'immagine che ci viene propinata di un Dio che porge l'altra guancia rispetto a quello maestoso e forte che scoperchia i templi? Si può credere che nel cristianesimo ci si dovrebbe soffermare più sulla figura dolcissima di Isacco che su quella benedetta senza troppi meriti di Lazzaro?
Si può avere più rispetto per un agnostico che per un fondamentalista? Si può credere che mettere in dubbio e relativizzare sia più responsabile dell' "aver fede"? Si può credere alla figura di Cristo e al suo messaggio, più che a tutto il resto?
Si può credere che il resto sia contorno? E si può fare a meno di esso?
Ma allora cosa ci rimarrebbe della religione?

"La camera di tortura è il mondo. Il torturatore è Dio. Un uomo grida: perchè non sei venuto? Dio ride: perchè dovrei ridiventare uomo? Un uomo geme: perchè mi tormenti? Dio ride: non ho bisogno di un pretesto. Un uomo muore."
F. Durrenmatt

giovedì 17 gennaio 2008

Quattordicesimo capitolo

"Volete conoscere Dio? Guardatevi intorno, piuttosto, e lo vedrete giocare con i vostri bambini."
Kahlil Gibran

C'è più fede nel credere o nel non credere in Dio?
Fa più paura credere che ci sia un Dio che ci controlla e giudica, o fa più paura il buio dopo la morte?
Penso che molto del successo delle religoni sia da attribuirsi al bisogno di credere che ci sia qualcosa dopo la morte. E gli uomini da sempre hanno paura di morire, di finire una volta per tutte, di venire dimenticati, e così, addio per sempre.
Comunque.
Vogliamo credere in Dio?
Io penso che non sia questo il punto. Il punto è questo bicchiere di cristallo che mi sto rigirando tra le dita. Per molti è solo un bicchiere di cristallo con dentro due dita di whisky. E io non ho la benchè minima idea di come si possa costruire questo meraviglia circolare, nè tanto meno per quale razza di miracolo il whisky sia così buono. Queste cose così perfette, si corre troppo spesso il rischio, di darle per scontate, ormai acquisite.
In definitiva credo in questi mistero splendido che è la vita. E cerco di osservarla, scrutarla, come si fa con una donna troppo bella, che hai paura a guardare negli occhi per non incrociare lo sguardo. Dedicare la vita alla convinzione che questa donna meravigliosa sia stata messa lì da un Dio o dal destino forse non è questione di cui troppo occuparsi.
Si rischia di perdere troppo tempo e vederla sfumare, magari ancora giovane e all'apice della sua infinita bellezza.

giovedì 10 gennaio 2008

Tredicesimo post

"Per non essere gli straziati martiri del Tempo, ubriacatevi! Di vino, di poesia o di virtù: poco importa."
C. Baudelaire

Avete mai confuso i sogni con la realtà?
Avete mai aperto gli occhi, nel dormiveglia, in un età imprecisata di un delirio onirico? Vi siete mai sentiti imprigionati nel vostro corpo fatto di carne e sangue, di bugie e ferite, di odio e amore? Avete mai avuto la sensazione di essere su un treno in movimento, mentre siete fermi?
Avete mai provato la sensazione di guardarvi in terza persona, fuori dal vostro corpo?
Avete mai avuto la sensazione di essere pazzi? Avete mai pensato di non riuscire a identificare il male fuori e dentro a voi stessi? Avete mai pensato di farla finita e di uccidervi?
Avete mai realizzato, anche solo per un attimo, che non ce la farete, che non sarete in grado? Avete mai deluso voi stessi al punto di non riconoscervi? Avete mai pensato di cambiare tutto della vostra vita?

Dato che nessuno mi risponde da tempo, penso che questo sarà il mio ultimo post. L'esperimento non ha funzionato. Peccato.

Dodicesimo capitolo


"Orsù che dovrei fare? cercarmi un protettore, eleggermi un signore, e dell'ellera a guisa, che dell'olmo tutore accarezza il gran tronco e ne lecca la scorsa, arrampicarmi, invece di salire per forza? No, grazie!

Dedicare come usa ogni ghiottone, dei versi ai finanzieri. Far l'arte del buffone pur di vedere alfine le labbra di un potente atteggiarsi ad un sorriso benigno e promettente? No, grazie! Saziarsi di rospi? Digerire lo stomaco per forza dell'andare e venire? Consumar le ginocchia? Misurar le altrui scale? Far continui prodigi di abilità dorsale? No, grazie!

Accarezzar con mano abile e scaltra la capra ed intanto il cavolo annaffiare con l'altra' E aver sempre il turibolo sotto dell'altrui mento per la divina gioia del mutuo incensamento? No, grazie! Progredir di girone in girone, diventar un grand'uomo tra cinquanta persone, e navigar con remi di madrigali, e avere per buon vento i sospiri di vecchie fattucchiere? No, grazie!

Pubblicare presso un buon editore, pagando, i propri versi! No, grazie dell'onore! Brigar per farsi eleggere papa nei concistori che per entro le bettole tengono i ciurmatori? Sudar per farsi un nome su di un picciol sonetto anzi che scriverne altri? Scoprire ingegno eletto agl'incapaci, ai grulli; alle talpe dare ali, lasciarsi sbigottire dal romor dei giornali? E sempre sospirare, pregare a mani tese: pur che il mio nome appaia nel Mercurio Francese? No, grazie! Calcolare, tremate tutta la vita, far più tosto una visita che una strofa tornita, scriver suppliche, farsi qua e là presentare? Grazie, no! grazie, no! grazie, no!

Ma cantare, sognar sereno e gaio, libero, indipendente, aver l'occhio sicuro e la voce possente, mettersi quando piaccia il feltro di traverso, per un sì, per un no, battersi o fare un verso! lavorar, senza cura di gloria e di fortuna, a qual sia più gradito viaggio, nella luna! Nulla che sia farina d'altri scrivere, e poi modestamente dirsi: ragazzo mio, tu puoi tenerti pago al frutto, pago al fiore, alla foglia, pur che nel tuo giardino, nel tuo, tu li raccolga! Poi, se venga il trionfo, per fortuna o per arte, non doverne darne a Cesare la più piccola parte, aver tutta la palma della meta compita, e, disdegnando d'essere l'ellera parassita, pur non la quercia essendo, o il gran tiglio fronzuto salir anche non alto, ma salir senza aiuto!"

E.Rostand
(dal Cyrano de Bergerac)

Undicesimo post

Antico inverno

Desiderio delle tue mani chiare
nella penombra della fiamma:
sapevano di rovere e di rose;
di morte. Antico inverno.

Cercavano il miglio gli uccelli
ed erano subito di neve;
così le parole.
Un po' di sole, una raggera d'angelo,
e poi la nebbia; e gli alberi,
e noi fatti d'aria al mattino.

S.Quasimodo

domenica 6 gennaio 2008

Decimo capitolo

"Nessuno mi ha mai detto che il rimpianto si sente come la paura".
C.S.Lewis

E' nella nebbia di questa città, che copre le tinte forti e le espressioni delle persone. E' nei bivi della nostra vita, nelle porte che scorrono e si chiudono in treni che mai più ripasseranno. E' nel viso bagnato dalla pioggia di novembre. E' nel dubbio di non averci creduto fino in fondo. E' nella paura di svegliarsi tra 40 anni e scoprire di non aver vissuto, di non aver lasciato il segno, di non esserci stati ma di essere solo passati.
Il rimpianto. Di non poter tornare indietro a quel dì di settembre 8 anni fa quando lei ti spezzò il cuore lasciandoti a terra. Di non essersi iscritti alla facoltà di legge come magari voleva tuo padre, o di non esserti ancora sposato come voleva tua madre.
Questo post è dedicato alle scelte sbagliate, a chi crede di non averne mai fatte e invece a chi confida in Dio e in sè stesso, conscio che il navigare senza rotta sarà anche pericoloso, ma lascia intatte speranze e aspettative.
A tutti quelli che credono nei rimpianti, a chi finge di non averne, a chi si maschera dietro un fatalismo da perdente, a chi lascia che le occasioni gli passino accanto.
Quali sono i vostri rimpianti?