martedì 6 marzo 2012

Centoventiduesimo Capitolo

4Marzo 1943
Dice che era un bell'uomo
e veniva, veniva dal mare...
parlava un'altra lingua...
però sapeva amare;
e quel giorno lui prese mia madre
sopra un bel prato..
l'ora più dolce
prima di essere ammazzato.
Così lei restò sola nella stanza,
la stanza sul porto,
con l'unico vestito
ogni giorno più corto,
e benché non sapesse il nome
e neppure il paese
mi riconobbe subito
proprio all'ultimo mese.
Compiva sedici anni quel giorno
la mia mamma,
le strofe di taverna
le cantò a ninna nanna!
e stringendomi al petto che sapeva
sapeva di mare
giocava alla Madonna
col bimbo da fasciare.
E forse fu per gioco,
o forse per amore
che mi volle chiamare
come nostro signore.
Della sua breve vita, il ricordo,
il ricordo più grosso
e' tutto in questo nome
che io mi porto addosso.
E ancora adesso mentre bestemmio
e bevo vino
per i ladri e le puttane
sono Gesù bambino.

Testo originale. Un vero testamento.

domenica 4 marzo 2012

Centoventunesimo Capitolo

"E' uno strano dolore, morire di nostalgia per qualcosa che non vivrai mai..."
A.Baricco

Il tempo.
Certe cose se le porta via, il tempo.
Dolori, ferite profonde, spensieratezza e la voglia di stare insieme. Se ne va così, senza dar disturbo, nella notte, non facendo rumori. E lascia null'altro che sangue, cenere e bicchieri vuoti, appoggiati sopra una tavola che una volta sorreggeva il nostro cuore.
Ora il tempo scorre, e passano le settimane. Intorno le persone invecchiano, passano, si sposano e fanno figli. Maturano. Muoiono, che poi è solo un modo perfetto di invecchiare o imperfetto di vivere.
Ultimamente capita di trovarsi in mano un orologio impazzito, che gira vorticosamente. E mi accorgo che non è un sortilegio, nessuna magia, solo lo scorrere del tempo che diviene sempre più incessante, sempre più ineluttabile, sempre più maledetto.
La speranza è svegliarsi e piangere per il tempo che si poteva vivere e non vivremo, non per il tempo perduto che non abbiamo vissuto.

-Ti rivedrò mai?
-Si, tra molti anni, credo, in un altro posto, in un'altra solitudine.