lunedì 23 novembre 2009

Novantunesimo Capitolo

"Se esprimi un desiderio è perchè vedi cadere una stella, se vedi cadere una stella è perchè stai guardando il cielo e se guardi il cielo è perchè credi ancora in qualcosa."
B.Marley

Parliamo d'amore. Ci riempiamo la bocca con parole fruttate e dolci. Sempre alla ricerca di quella persona che si possa sovrapporre al nostro sogno nel cassetto. Poi un giorno la troviamo. O almeno lo crediamo. E con questa persona a fianco ci sentiamo invincibili e sopportiamo ogni cosa perchè ci ripetiamo che l'unica cosa importante è l'amore.
Ma nei rapporti di coppia, nonostante le azioni insane e avventate che si possano fare, le cose vanno avanti lo stesso perchè l'amore non è tutto.
C'è l'arrivare alla fine del mese, ci sono i nostri figli e i nostri padri, gli amici e il contorno. C'è la maledetta paura della solitudine, le sicurezze e le insicurezze. Ultimo ma non ultimo il nostro essere immersi, volenti o nolenti, dentro la cultura cristinana che ineggia a sacrificio e sopportazione.
A questo complesso, si aggiunge la possibilità che esista un rapporto vittima e carnefice. Questa è una cosa assoluta, presente in realtà in ogni coppia. Non solo in quelle dei telegiornali e sulle pagine di cronaca nera.
In tutte le coppie, quindi, c'è un dominate e un dominato, maschio o femmina che siano. Questa dimensione, quando non bilanciata oppure non accettata, può divenire eccessiva e sfociare in episodi non dissimili a quella perversione che Freud chiamava sado-masochismo.
Il paradosso meraviglioso è che ciascuno di noi è sadico o masochista. Lo siamo diventati quando c'è stato un soggetto masochista vicino a noi e siamo diventati masochisti quando non abbiamo avuto la forza di essere sadici.
Il rapporto sadomasochista è quindi la lettura del rapporto di coppia.
Ancora convinti che basti l'amore?

martedì 17 novembre 2009

Novantesimo Capitolo

"La sconfitta non può essere nemmeno presa in considerazione."
W.Churchill

Rocco Marchegiano nasce nel Massachusets nel 1923. Cresce sano, lavora in un cantiere e perciò cresce con un fisico tosto, possente, denso come il petrolio. Sono tempi difficili e spesso fa a botte; prima per litigi, poi per scommessa, infine per qualche soldo. Rocco se la cava piuttosto bene ed è lì che suo zio intuisce che il ragazzo ha le qualità per sfondare nel mondo della boxe. Dopo un periodo di gavetta, nel 1947 inizia i suoi primi incontri da dilettante; all'inizio fatica ad ingranare, tante scorrettezze e tanti pugni a vuoto. Ma vince spesso e inizia a farsi notare cosìcchè cambia anche il suo nome -che tradiva origini italiane ed era difficile da pronunciare- e si fa chiamare Rocky Marciano. E continua a vincere.
Da professionista vince i primi 17 incontri tutti per KO prima del limite. Batte anche il grande Joe Louis. Alla fine il suo score parla di 49 incontri di cui 43 KO e nessuna sconfitta. Mai.
Non è particolarmente elegante, nè particolarmente rapido. Scordatevi la danza di Alì o la tecnica divina di Sugar Ray; dimenticate l'irruenza e la fame di Tyson o la foga e la violenza di Jake LaMotta. Rocky è un duro, con destro e sinistro ugulamente pesanti come il marmo. Ma la sua particolarità assoluta è che è un incassatore pazzesco. Mai un momento di smarrimento, di difficoltà. Mai un saltello per prender tempo. Testa bassa e via, un pugno per uno. Non ne sono più esistiti come lui.
La cosa pazzesca di questo pugile è che nel 1955, a soli 32 anni, dopo aver difeso il titolo svariate volte, Rocky si ritira. Non è che muore o annuncia il suo ritiro per poi tornare. No lui si ritira e basta. Nel pieno della sua carriera lui riesce a dire stop. Giusto per lasciare un ricordo indelebile ed entrare nella storia.
Essere grandi campioni significa anche saper capire quando è l'ora di smettere.