martedì 9 marzo 2010

Novantaseiesimo Capitolo

"Non è necessario essere una stanza o una casa per essere stregata, il cervello ha corridoi che vanno oltre gli spazi materiali".
Emily Dickinson

Più che la storia, qui è misterioso il personaggio. Il mistero del cuore di Luigi Tenco. Che era tremendamente affascinante, ed era anche bravo, un genio dalla voce calda e tenebrosa. Ed era contro, contro tutti, sempre inquieto, sempre ribelle.
Scrive canzoni bellissime, malinconiche come "Vedrai vedrai" e "Ciao amore ciao". Andate a ripescare i testi di queste canzoni, e poi ditemi che non era un poeta.
Perchè ne parlo?
Luigi tenco muore il 27 gennaio 1967 a Sanremo. La sua canzone viene eliminata dal festival e lui sembra averla presa proprio male. Quando la sua amica Dalidà, una cantante francese, entra in camera sua per vedere come sta, vede il corpo di Tenco steso sul letto, con un foro di pistola alla tempia. Sul comodino questo biglietto:
"Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita ma come atto di protesta contro un pubblico che manda "Io tu e le rose" in finale e ad una commissione che seleziona "La rivoluzione". Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi."
Quarantatre festival di Sanremo dopo, le cose non sono migliorate.
Un artista suicida immortale tra i mortali.
Un uomo da riscoprire.