lunedì 28 aprile 2008

Trentaduesimo Capitolo

Dal blog di Beppe Grillo, uno spunto per una riflessione. Per ricordarci che abbiamo sempre la possibilità di decidere di pensare.

"Il V2-day è stato un successo perché quasi 500 piazze in Italia e all’estero hanno partecipato, perché sono state raccolte 1.300.000 firme in un giorno, perché 120.000 persone hanno ascoltato per sei ore in piedi sotto un caldo estivo economisti, ambientalisti, operai, matematici e anche Beppe Grillo. Ma il V2-day è stato un successo enorme, straordinario soprattutto per la reazione dell’informazione. Per il silenzio dell’informazione. Per la comicità dell’informazione con i telegiornali che hanno dedicato tre minuti all’orango Petronilla di Roma e neppure un secondo al V2-day. Cinque minuti allo squalo bianco della California e neppure un secondo a due milioni di persone che sostenevano un referendum popolare.
L’informazione di regime è stata il miglior sponsor del V2-day. Imperdibili alcune mie inquadrature dal basso in modo da non far vedere la gente. E’ la stessa tecnica usata dal regime comunista polacco per la visita di Giovanni Paolo II nella sua prima visita in Polonia. C’erano milioni di persone, ma sembrava che parlasse al vuoto.
Ragazzi, se non ci foste voi mi sentirei un po’ a disagio, un po' solo. Comincerei a pensare che il pazzo sono io. Che l’Italia sia considerata semilibera per l’informazione da istituti internazionali. Che in Parlamento ci siano 70 tra condannati, prescritti e rinviati a giudizio. Si, il pazzo sono io e lo siete anche voi che siete scesi in piazza.
Siamo pazzi di libertà. Grazie, ancora grazie, passerei le ore a gridarvi grazie dalla finestra.
So che mi sentite
."

lunedì 21 aprile 2008

Trentunesimo Capitolo

Se la vita fosse un romanzo o un film questa storia si aprirebbe con una descrizione dell’aula di tribunale dove si tenne un processo, il Maxiprocesso, terminato il 16 dicembre 1987 e tenuto a Palermo. Le accuse contestate agli imputati riguardavano le attività illecite compiute da Cosa nostra,la mafia siciliana.

Se la vita fosse un romanzo o un film questa storia avrebbe protagonisti probabilmente non così incredibili. Tra questi, su 474 imputati c’erano:

Salvatore Riina
, meglio conosciuto come Totò Riina, detto Totò u Curtu per la sua corporatura.

Luciano Liggio
chiamato dagli inquirenti La primula rossa e noto pluriomicida.

Giuseppe Calò
soprannominato Pippo conosciuto come il cassiere della Mafia perché era coinvolto nel riciclaggio di denaro sporco.

Michele Greco
soprannominato Il papa per la sua abilità a mediare tra le varie famiglie mafiose.

Bernardo Provenzano
, detto Binnu u tratturi per la violenza con cui falciava le vite dei suoi nemici.

Se la vita fosse un romanzo o un film le circa 1000 vittime che Cosa Nostra uccise in circa 5 anni non sarebbero reali.
E non sarebbero reali nemmeno le
400 persone indagate in quel processo per crimini legati alla criminalità organizzata.

Se la vita fosse un romanzo o un film il verdetto non sarebbe mai stato messo in discussione, non avrebbe rischiato di essere annullato in primo grado. Ma ogni tanto anche la vita si ricorda di essere sincera e la giustizia si ricorda di essere giustizia. Così il verdetto: 19 ergastoli, 2665 anni di carcere complessivi, undici miliardi e mezzo di lire di multe.

Se la vita fosse un romanzo o un film, però, la storia si sarebbe conclusa qui, senza la morte dei giudici Falcone e Borsellino, del generale Dalla Chiesa, o del giornalista Francese. E di altre centinaia di persone che non hanno nemmeno la clemenza del tempo e della memoria.

Se la vita fosse un romanzo o un film, sarebbe lecito dimenticare tutto questo.
Ma la vita non è un romanzo o un film. E' fottutamente reale.

domenica 20 aprile 2008

Trentesimo Capitolo

Pensavo, è bello, che dove finiscono le mie dita\debba in qualche modo incominciare una chitarra.
F. DeAndrè

Note.
Spesso attraversiamo momenti della vita che ci segnano. Cicatrici. Marchi indelebili. E spesso, la stessa vita, ci propone avventure, e gioie, e spettacolari viaggi. Cosa accomuna queste esperienze? La musica.
Non so se vi capita. Di sentire i momenti. Di sentirci musica nei momenti.
Oggi sono allegro e spensierato, fuori c'è il sole che picchia sulle teste imbellettate di pedoni arrugginiti dalla pioggia? Ecco che metto su "Il Re" Elvis o l'immortale Frank Sinatra.
Sono invece di umore pessimo e vorrei che tutto il mondo implodesse e scomparisse come un vortice in dissolvenza? Ecco che parte un rif di Slash dei Guns n' Roses o di Jimmy Page dei Led Zeppelin.
Oppure la giornata procede stanca, languida e grigia, come un rumore di fondo. Può andare Freddie Mercury. Oppure, dal niente, il jazz. Un assolo dei sassofoni di Charlie Parker o di John Coltrane. O lo swing del grande Benny Goodman.
Sono tranquillo e mi godo il dolce far niente? I grandi cantautori italiani fanno al caso mio: Guccini, Battiato, Vacchioni, DeGregori, Dalla, Zucchero. O del buon, sano e vecchio rap a investirmi di parole. E chissà quanti ne dimentico.

E a volte, solo a volte, mi ritrovo solo nei miei pensieri, lucidi e opachi, soli e testardi, ridondanti e assorti.
E lì, la migliore musica è il silenzio.

E quali sono le colonne sonore della vostra vita?

martedì 15 aprile 2008

Ventinovesimo Capitolo

L'Avvelenata - F.Guccini

Ma se io avessi previsto tutto questo,
(dati cause e pretesto) le attuali conclusioni,
credete che per questi quattro soldi,
avrei scritto canzoni?
va be', lo ammetto che mi son sbagliato
e accetto i crucifige e così sia
chiedo tempo, son della razza mia, per quanto grande sia
il primo che ha studiato.

Mio padre forse aveva anche ragione,
a dire che la pensione è davvero importante.
Mia madre non aveva poi sbagliato,
a dir che un laureato conta più di un cantante!
Giovane e ingenuo io ho perso la testa
sian stati i libri, o il mio provincialismo
accuse di arrivismo e dubbi di qualunquismo
son quello che mi resta.

Secondo voi, ma a me cosa mi frega
di assumermi la bega di star quassù a cantare
godo molto di più nell'ubriacarmi!
e se son d'umore nero allora scrivo
frugando dentro alle nostre miserie,
di solito ho da fare cose più serie,
costruir su macerie, o mantenermi vivo.

Io tutto, io niente, io stronzo ed io ubriacone,
io poeta, io buffone, io anarchico, io fascista,
io ricco, io senza soldi, io radicale,
io diverso ed io uguale, negro, ebreo, comunista
io falso, io vero, io genio e io cretino,
io solo, qui, alle quattro del mattino,
l'angoscia e un po' di vino
e voglia di bestemmiare.

Ma se io avessi previsto tutto questo
(dati causa e pretesto) forse farei lo stesso
mi piace far canzoni e bere vino,
mi piace far casino, poi sono nato fesso
e quindi tiro avanti e non mi svesto
dei panni che son solito portare
ho tante cose ancor da raccontare per chi vuol ascoltare,
e a fanculo tutto il resto.

domenica 6 aprile 2008

Ventottesimo Capitolo

"Viviamo con un cuore cosi pieno, un mondo cosi vuoto."
François-René De Chateaubriand


Zero, generazione a impatto zero, come la tracce lasciate sul nostro sentiero, zero come le volte che ci siamo fatti di eroina o abbiamo patito la fame. Zero come la voglia di lavorare, zero come i giorni fatti di militare. Non c’eravamo quando a manifestare poteva finire male.

Zero fiducia, zero voglia di votare e ogni volta che lo tenti di spiegare non capiscon
o; per loro sei un alieno ma è questo che ti fa contento. Il non essere capito.
Codificati, fin troppo complicati, non è la tribù della Tim qui nessuno parla gratis. Siamo pochi, quattro gatti ancora presi dai videogiochi e dai cartoni giapponesi. Abbiamo mancato di poco i festini di Lapo e siamo i figli dei primi che hanno divorziato.
E davanti ai televisori siamo sadici spettatori vogliamo lo tsunami sull’isola dei famosi.
Quasi quasi moriamo, ma poi ci riprendiamo. Sempre.
Tranquilli noi non finiremo mai sui francobolli. A destra no perché sono folli a sinistra sono molli, se ci volete a noi ci trovate fermi ai controlli. Siamo senza esperienza e non abbiamo fatto le lotte degli anni settanta.
Comunque amiamo. Amiamo una donna alla volta ma siamo innamorati sempre.

Liberamente da “Generazione Zero”

mercoledì 2 aprile 2008

Ventisettesimo capitolo

"Non si fa quello che si vuole, tuttavia si è responsabili di quello che si è."
J.P.Sartre

Nel luglio del 1958, a Cuba, un uomo di nome Norman Foose di 19 anni fermò la sua jeep e, imbracciato un fucile, fece fuoco su due persone in un autogrill. Quando fu arrestato, spiegò che "voleva provare il brivido di uccidere".
Nel febbraio del 1959, una ragazza bionda di nome Penny, di 17 anni, accettò un passaggio da un uomo che conosceva appena e lo assassinò con un colpo di rivoltella. Individuata tramite il proiettile spiegò che voleva vedere se poteva uccidere un uomo a sangue freddo senza averlo sulla coscienza.
Erano giovani.
Omicidi immotivati. Per gioco? Per un brivido? Malattia? O peggio ancora, noia?
Passano gli anni, cambiano i modi di divertirsi e cambiano le città. Città come animali. Animali nelle città.
Forse servirebbe una bussola. Una bussola per la moralità, che indichi una direzione giusta ma che poi non può portare a destinazione.
Esiste? Sì. Si chiama famiglia.

La nostra cultura sostiene che non devi più provare vergogna per quello che fai. Nessuna azione. Il tutto per non correre il rischio di giudicare o di essere giudicati.
Di questo passo, dove andremo a finire?