sabato 31 maggio 2008

Trentanovesimo Capitolo

Torno alla mitologia. Voglio raccontare un altro mito. Forse il più bello. Quello delle muse.
Erano preposte all'Arte. Erano divinità minori che appartenevano adApollo, dio della medicina, della musica e della poesia. Erano nove sorelle, giovani e bellissime.
Proteggevano e ispiravano le belle arti.

La prima era Clio, colei che rende celebri, era l'ispiratrice della storia e viene rappresentata con una tromba nella mano destra e una pergamena sulla sinistra. Il nostro passato.
Poi Euterpe
, colei che rallegra, proteggeva la musica e aveva in mano un flauto. Le note.
Talìa, la festiva, presiedeva la commedia, la poesia giocosa ed era rappresentata con una maschera comica in una mano e nell'altra un bastone da pastore, in testa aveva una corona di edere. La risata sincera.
Poi Melpòmene, colei che canta, era la musa della tragedia, portava una maschera tragica, la clava di Ercole e una spada. Il dolore.
E Tersicòre, che si diletta nella danza, era la musa del ballo e della poesia corale, aveva in mano una lira e il plettro e sul capo una ghirlanda di fiori. L'armonia.
Poi viene Eràto, che provoca desiderio, era la musa della poesia lirica, soprattutto quella dell'amore e aveva il capo coronato da mirti e rose. La passione.
E la sacra Polimnia, dai molti inni, era la musa degli inni civili e religiosi e dell'oratoria. L'etica.
Poi la sognatrice Urania, la celeste, era la musa dell'astronomia e aveva in mano il mappamondo e un compasso. La scienza.
Infine la più vecchia delle muse, la saggia Calliope, dalla bella voce, la musa della poesia epica, ispiratrice di Omero, con in mano una tavoletta di cera. Era la madre di Orfeo. La poesia.

Ma lo sapete quale è la parte più bella, e dolce, e perfetta di questo mito?
Le muse sono le figlie di Zeus e di Mnemosine detta anche Armonia. Le belle arti quindi sono figlie da parte di padre del re degli dei, colui che tutto ha in pugno, il dio del cielo. E da parte di madre della dea più affascinante di tutte: la dea della memoria.
L'armonia del tempo.

martedì 27 maggio 2008

Trentottesimo Capitolo

Ho visto uomini impazzire
e urlare a Dio "Dio, perchè non esisti?"
Ho visto un piede farsi avanti e l’altro esitare
in uomini che brandivano un vangelo come un fucile
e un fucile come vangelo.
Ed ho pensato ai miei pensieri persi
ed immersi in nuvole nel mare bianche di niente.
Ho visto gente giustificare per pigrizia tutte le atrocità
ed infervorata combattere per la pena di morte.
Ho visto persone soffrire e piangere a dirotto
senza la paura di perdere dignità e credibilità.
Ho fatto scelte senza scegliere che scelta fare
al tempo stesso senza e con paura sempre e mai di sbagliare.
E ho visto eroi cadere a terra vinti
e uomini vinti vincenti.
E ho visto la brezza marina sbattere sulle vele di un galeone
e la bonaccia costringere uomini a terra,
e ho visto uomini con il morale a terra piantare tutti in asso
e migrare a sud.
Ho visto il lampo di una lacrima alla fine di un riso
in un giorno di sole.
E ho visto donne giurare di non amare più guardando il cielo
mentre il riflesso del mare le baciava.
Ho visto uomini suicidarsi in nome della vita
e ho visto la vita andarsene per fare un dispetto
a uomini che brindavano per cento di questi giorni.
Ho visto musici geniali suonare note eterne
annoiando i presenti,
e musici falliti suonare note mortali
per rimanere per sempre nell'eternità.
E ho visto assassini diventarlo per amore
e amanti morire della noia
che Cupido si porta appresso.

Nella tenerezza dei nostri giorni, nella ciclicità del tempo, lasciamo spazio alle cose semplici. E nella semplicità apprezziamo il contrasto dell'essere.
Lasciamo che le piccole cose siano la nostra vita.

Trentasettesimo Capitolo

"Non piangere me che parto. E se domani piove, pensa che sono andato a cercare il sole."
J.Morrison

Siamo arrivati a 1200 visite. Grazie. Grazie a tutti quelli che passano e lasciano il segno.
A quelli che come pollicino abbandonano una parte di loro su questo sentiero. Perchè così facendo, alla fine del viaggio, voltandosi indietro, possano guardare il percorso. E sorridere alla vita. E alla morte.

sabato 24 maggio 2008

Trentaseiesimo Capitolo

Voglio dedicare un capitolo di questo viaggio alla fotografia. Ad un'immagine, che rimane lì, perfetta, infinita. Immobile. A quell'istantanea di quel giorno di sole, da soli, tu e lei. A quel fotogramma di quel film che ti fa tanto piangere.
Alle immagini, copie di visi e facce, che un tempo c'erano, e ora non ci sono più.

E’ l’anima del Tempo
che plasma figli di cera
nell’istante stesso in cui muore.
E dalla sua morte,
tra dolori e sguardi e rimpianti
nasce
l’eterno.
Nella malinconia e nei tristi pensieri
nella fragilità della rabbia
nel mistero di un dolce addio
nei sogni che la bonaccia impone
l’anima dell’immenso
si dissolve
lasciando dietro di sé
solo sangue e poesia.
Solo terra di stelle.

Così l’indomito fugace
si arresta
si volta
ed aspetta
- per sempre, per uno scatto-
la sua Euridice.

martedì 20 maggio 2008

Trentacinquesimo Capitolo

"Si può resistere alla forza di un esercito. Non si può resistere alla forza di un'idea."
V.Hugo

Agitiamo i nostri pugni. Tiriamoli fuori dalle tasche. Inneschiamoli.
Contro le giornate che ci passano sopra. Contro le notizie confezionate. Contro i ritornelli facili, contro le rime cuore-amore, contro le solite cose passate come novità.
Contro il silenzio assenso e le troppe parole. Contro chi non dubita, chi non si mette in gioco.
Contro chi ha sempre una risposta pronta. Contro chi spaccia la morale del quieto vivere.
Aduniamoci. Possiamo farcela.
Guardiamo i nostri pugni. Guardiamoli intensamente. Sono pronti. Sono potenza atta a divenire.
I nostri pugni sono ermetici ricci, si stringono con violenza ma troppo spesso rimangono nascosti per paura, affondati in tasche di velluto. Inesplosi.
Impegniamoci affinchè siano come nodi in fondo ai polsi che ci ricordino i nostri sogni e il desiderio di ottenerli.

E voi. Per cosa agitate, nel quotidiano, i vostri pugni?

domenica 11 maggio 2008

Trentaquattresimo Capitolo

Dopo aver parlato lungamente di crimini e serial killer, volevo spostare l'attenzione su un'altro argomento a me caro: la mitologia. Magari alcuni storceranno il naso. Ma voglio raccontare una storia.

Ci fu un tempo in cui esistevano gli dei, ma non le stirpi mortali. Quando giunse anche per gli animali e gli uomini il momento fatale della nascita, gli dei plasmarono per loro le abilità naturali, gli istinti e le facoltà per sopravvivere. I bisogni.
Per fare ciò gli dei ordinarono ai due titani Prometeo e a Epimeteo di dare con misura e distribuire in modo opportuno a ciascun essere le facoltà naturali. Epimeteo chiese a Prometeo di poter fare da solo la distribuzione e Prometeo accettò.
Nella distribuzione, ad alcuni dava forza senza velocità, ad altri velocità senza forza; ad alcuni forniva di armi, mentre per altri, privi di difese naturali, escogitava diversi espedienti per la sopravvivenza. Ad esempio, forniva una possibilità di fuga volando o una dimora sotterranea.
La parola d'ordine,insomma, era equilibrio.
Escogitava mezzi di salvezza in modo tale che nessuna specie potesse estinguersi. In seguito procurò agli animali vari tipi di nutrimento, per alcuni erba, per altri frutti degli alberi, per altri radici.
Ma Epimeteo non si rivelò bravo fino in fondo: senza accorgersene aveva consumato tutte le facoltà per gli esseri privi di ragione. Il genere umano era rimasto dunque senza mezzi, e lui non sapeva cosa fare. In quel momento fortunatamente giunse Prometeo per controllare la distribuzione, e vide gli altri esseri viventi forniti di tutto il necessario, mentre l’uomo era nudo, scalzo, privo di giaciglio e di armi. Allora Prometeo, non sapendo quale mezzo di salvezza procurare all’uomo, rubò a Efesto il fuoco e ad Atena l'abilità manuale per mantenerlo vivo.

Con questi mezzi gli uomini vivevano sparsi qua e là, non c’erano città; perciò erano preda di animali selvatici, essendo in tutto più deboli di loro. E quando gli uomini cercavano di unirsi e di salvarsi costruendo città commettevano ingiustizie gli uni contro gli altri, non conoscendo ancora la politica; perciò, disperdendosi di nuovo, morivano.
Zeus dunque, temendo che la nostra specie si estinguesse del tutto, inviò Mercurio per portare agli uomini rispetto e giustizia, e una cosa ancora più importante: l'arte della politica.
E pregò Mercurio di distribuire tale arte "a tutti e che tutti ne siano partecipi".

E' il cerchio della storia che si ripete, come le comete.

Trentatreesimo Capitolo

Il nemico si nasconde si mimetizza tra le pieghe della coscienza
la sua violenza è subdola il suo passo di gatto
difficile davvero coglierlo sul fatto;
il nemico è tra noi è dentro di noi
per farlo fuori occorre rinunciare ad una parte di noi stessi
se un tempo era più facile lottare contro ciò che non andava
perché il nemico una faccia ce l'aveva
una voce, una bandiera
sapevi dove andare a prenderlo in giro la sera
aveva nomi e facce, ma non è più così
adesso non si vede ma lui è ancora lì più forte che mai
e sotto sotto spinge col suo dai e dai
e ha stipulato un patto con le coscienze addormentate
nella pubblicità di una realtà falsificata.

A migliaia di chilometri di distanza da questa
stanza uomini e bambini schiavizzati, sottopagati
diritti negati derubati dell'infanzia in qualche capannone dell'estremo oriente
lavorano e producono le griffes dell'occidente
e qui non si sa niente perché sta bene a tanti
tacere verità che sono atroci e allucinanti
pilastri di un'economia vincente dal volto appariscente
che crea la sua ricchezza con la sofferenza di un sacco di gente;
e quanti dovranno soffrire quante mucche impazzire
quanta aria velenosa bisognerà respirare
quanti cibi avvelenati bisognerà divorare
quante malattie ancora per interesse non si potranno curare
prima che qualcuno pensi che così non va bene
ma il nemico si è infiltrato dentro al sangue che ci scorre nelle vene
nei sorrisi compiacenti di politiche fatte di parole
all'insegna di 'occhio non vede cuore non duole'.

Il nemico ha il volto sorridente cravatta e doppio petto,
intorno a grandi tavoli fa incetta di rispetto e di sorrisi
strette di mano accordi tra potenti che non guardano lontano
e approvano la produzione di mine anti uomo
di tutti gli armamenti necessari perché questo sistema
si mantenga bello saldo sui binari di sangue dove viaggia
cosicché anche il coraggio più coraggio si scoraggia
di fronte a questo gioco dove tutti hanno ragione
e i peggiori criminali sono tenuti in alta considerazione
e viaggiano in corsia preferenziale
rimbalzano sull'ammortizzatore sociale e non si fanno mai male.
E cambiano i governi ed il nemico gli sorride in silenzio
protetto dalla logica del tacito consenso di chi gode
di questa situazione che fa comodo a tanti
tenere alto il livello di paura
con la coscienza critica in stato di assoluta catalessi.

Il nemico si nasconde spesso in quello che crediamo
nei moralismi ipocriti
e nelle trasgressioni controllate e organizzate
nelle droghe illegali e sottobanco ben distribuite;
il nemico crea falsi nemici per farsi scudo e apparir perbene
modellerà il suo aspetto e prenderà la forma di ciò che lo contiene
spacciandosi per libertà ti legherà con le sue catene.
Sconfiggere il nemico è guardarsi dentro.

Occhio non vede cuore non duole - L.Cherubini