martedì 27 ottobre 2009

Ottantanovesimo Capitolo

"Mi sono confrontato con circa 12.000 cestisti nella mia carriera. E tu mi chiedi chi è stato il più grande che io abbia mai affrontato? Beh, se posso fare solo un nome dico senza dubbio Earl Manigault."
Lew Alcindor

Earl Minigaul nasce nel 1944, e in assoluta povertà vive nel quartiere di Harlem. Interessa? Inizia a prendere confidenza con il basket e questo sport diviene in breve tutta la sua vita. Il ragazzo è magrolino, basso e taciturno. Per giocare con i grandi si allena giorno e notte e lo fa mettendo dei pesi alle caviglie per poi saltare più in alto. Il tempo passa e il ragazzo cresce. Pochi i suoi 182 centimetri. Ma sui campi da gioco è il migliore. Alcuni suoi colpi sono pura leggenda, come un 720° in volo, 57 punti di media in stagione e una "double dunk" con un solo salto. E dicono che saltando arrivi ai 4 metri.
E' il re di Harlem. A vent'anni guida una squadra di onesti gregari alla finale per il titolo tra licei di New York; quella finale lui non la potrà giocare perchè sospeso dopo aver fumato uno spinello a scuola. E' così che in quegli anni conosce la sua migliore amica, che lo accompagnerà nel corso della vita: l'eroina.
Gli anni successivi lo trovano immerso in un mondo diabolico fatto di droghe, morti, furti, rapine, prigione e sangue. Interessa ancora?
Earl nel 1971, a 27 anni, esce dal tunnel maledetto dopo l'ennesima ricaduta, ritorna ad Harlem e con grande spirito di rivalsa inizia a gestire campetti di periferia dove i ragazzi possono allenarsi, giocare insieme e tenere distante la polvere bianca. Ormai fisicamente è a pezzi ma si dedica anima e corpo in questi progetti.
Lo stesso giorno di Frank Sinatra -sarà un caso?- il 15 maggio 1998, muore Earl Manigault, stroncato da un infarto cardiaco di un cuore già minato dagli anni ruggenti.
Destino? Scherzi della vita? Talento buttato? Leggende? Chissà.
A voi non capita mai di sprecare o di osservare persone intorno a voi che sprecano le loro doti?

La finale tra licei, grazie all'assenza di Earl, viene vinta dalla Power Memorial High School, guidata da un certo Lew Alcindor. Chi era costui? Semplice. Kareem Abdul-Jabbar.

sabato 3 ottobre 2009

Ottantottesimo Capitolo

"Bisogna amarsi molto per suicidarsi".
A.Camus

Overdose da farmaci, impiccamento, precipitazione, utilizzo di armi da fuoco o da taglio. Diversi metodi per un unico scopo: il suicidio. Per le statistiche, le donne preferiscono un metodo dolce, non violento e che non deturpi il corpo e il viso. Per cui scelgono l'overdose da farmaci o l'avvelenamento.
L'uomo, di contro, predilige metodiche più violente, immediate per cui utilizza armi da fuoco oppure la corda al collo. Anche lo stato d'animo, il carattere, il disagio sociale e le eventuali patologie e modifiche comportamentali variano il modus operandi: un paziente psicotico, ad esempio, preferirà mettere in opera metodi "spettacolari" come salti nel vuoto, defenestrazioni o colpi d'arma da fuoco di grosso calibro.
Anche nel suicidio insomma esprimiamo parte di noi. In quello che sembra l'ultimo gesto, il più estremo, quello della negazione della vita, della negazione di noi stessi, anche in quel gesto c'è parte di noi.
Cosa lo scatena? Vergogna? Senso di colpa? Inadeguatezza? Odio?

E voi credete che sia un gesto distante dal vostro mondo, vero? E sotto sotto, il pensiero non vi ha mai attraversato, nemmeno per un istante, vero? Non voi, vero. Mai. Davvero?
Siate onesti. Voi, come lo fareste?